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Sedazione cosciente

Il primo scopo della sedazione cosciente è la riduzione, fino alla scomparsa, del disagio del paziente, il secondo è consentire all'operatore di lavorare in condizioni di maggiore serenità e di poter concentrare in una sola seduta più procedure.

 Il disagio del paziente può derivare da ricordi di esperienze negative precedenti quali: dolore, conati di vomito, difficoltà a respirare, palpitazioni, svenimenti, reazioni allergiche oppure da fobie, il senso di costrizione del faringe dopo l'anestesia locale (ad esempio, anestesia tronculare), reazioni claustrofobiche oppure timori legati alla concomitanza di patologie gravi di cui il paziente è portatore e delle terapie complesse che queste comportano.

 sedazione cosciente dentista cadore settiTutti questi elementi negativi, spesso privi di una base organica (ma non per questo meno terrorizzanti), vengono certamente ingigantiti dallo stato di ansia e rappresentano le molle, che, non appena raggiungono il carico critico scatenano l'attacco di panico.

Per garantire il miglior compromesso tra la sedazione ed il mantenimento della capacità di collaborazione, abbiamo scelto di usare le benzodiazepine a dosaggi estremamente bassi, sfruttando perciò maggiormente l'azione ansiolitica rispetto a quella ipnotica.

L'uso delle benzodiazepine a microboli per via endovenosa permette di modulare in modo molto preciso la risposta del paziente, ottenendo in pochi minuti il livello desiderato di sedazione cosciente. Oltre a ridurre l'ansia e l'eccesso di stato di allerta usiamo farmaci che servono a bloccare il riflesso del vomito e l'eccesso di salivazione che molto spesso sono fonte di disagio sia per il paziente che per l'operatore.

L'anestesista (previa esclusione di problemi di tipo allergico del paziente) somministra farmaci analgesici ed antinfiammatori con lo scopo di ridurre la risposta flogistica dei tessuti esposti al trauma chirurgico e di prevenire l'insorgenza del dolore postoperatorio quando scompare l'azione della anestesia locale. A completamento del protocollo farmacologico, ricordiamo la somministrazione (sempre dopo una verifica anamnestica) di una copertura antibiotica perioperatoria.

Durante l'intervento il paziente è controllato sia con il monitoraggio (che fornisce in tempo reale elettrocardiogramma, pressione, ossigenazione) sia verbalmente, attraverso un contatto tra paziente e anestesista. Questo ci permette di verificare costantemente il grado di benessere del paziente e la sua capacità di collaborare col chirurgo e a partire da queste informazioni, l'anestesista mantiene l'equilibrio attraverso le correzioni farmacologiche necessarie.

La metodica appena descritta consente di realizzare una prestazione sanitaria squisitamente su misura per la persona-paziente con lo scopo di garantire una esperienza senza dolore e senza disagio fisico e psichico, in altre parole semplici e chiare, sulla poltrona del dentista il paziente non deve stare buono, deve stare bene. L'ampliamento delle indicazioni della sedazione cosciente è stato determinato anche dall'evidenza dei vantaggi offerti al chirurgo durante l'intervento, che consistono: nella riduzione del sanguinamento, della salivazione, della riflettività del cavo orale, e della insofferenza causata dalla presenza di liquidi nel faringe.

Oltre ad un evidente e gradito stato di benessere che accompagna il paziente per tutto l'intervento, si è verificata una nettissima riduzione delle complicanze postoperatorie come l'edema, gli ematomi, le deiscenze della sutura e l'incidenza del dolore. Grazie a questa metodica, nel corso dell'ultimo decennio, si sono potuti affrontare con tranquillità interventi di complessità e durata crescenti, l'esperienza ci ha dimostrato che si può protrarre la sedazione cosciente, senza alcun problema, ben oltre le 4 ore.

Infine, va sottolineato che la presenza dell'anestesista rianimatore, realizza un elevato grado di sicurezza attiva per il paziente durante tutta la procedura chirurgica endorale ed è una presenza confortante per gli operatori, che devono agire sempre più spesso su pazienti portatori di patologie tutt'altro che banali.

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